Stai.

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E’ l’ora giusta per sputare il rospo.

Vorrei parlare, ma dovrei tacere, però… Poi ve lo dico, ve lo spiego, vi faccio anche un disegnino, per farvi capire cos’è stato per me Stay O’ Party, per me che ne sono uscita, perché ho tradito e meritavo una seria punizione, anche questa, poi vi spiego quante ore ho dedicato a questo progetto, quanto cuore, quanti pensieri, quanto nervoso, quante lacrime, quanta fatica. Non ho creato Stay O’ Party, non ho scelto il nome, non ero nella cerchia di amici, non centravo niente, sono solo stata chiamata a rapporto perché fosse sfruttata la mia audience su Facebook per mettere in vista la novità, come me, molti altri, ma io avevo già deciso “guardate che le foto le faccio io, provate a chiedere a qualcun altro e mi offendo”. Maglia a righe bianca e blu, giacca di renna, Longchamp arancione ed inizia così, sui gradini del teatro la mia avventura, ero contenta di essere dentro ad un progetto, parte di qualcosa, non avevo idea di cosa sarebbe diventato per me.
Conquisto, con la mia faccia da culo, la prima t-shirt, che riposa in pace nel mio armadio, quella del 5 maggio, quella che misi e rimisi. Ci sono cose delle quali non puoi fare a meno di sentirti parte, per me Stay è stata una di queste, quindi ho voluto di più.
Leggo e rileggo i vostri stati, leggo e rileggo i ricordi che conserverete sempre di un qualcosa che è stato mio, che io sono convinta sia stato mio, anche se il mio nome non merita più di comparire.
Le settimane che precedevano la serata erano un grande motivo di nervoso, ansia, eccitazione e chi più ne ha più ne metta. Ma la giornata prima di Stay, quella era il top. Posso ammettere con fermezza di non aver mai cenato prima di una serata. La fame non esisteva, gli orari non esistevano, ma ad un certo punto erano le 22.30 ed io ero già in ritardo. Il beauty in borsa, mi cambio e trucco al Deniro, non ho tempo.
Chiudo casa, che per tutto il pomeriggio aveva accolto i miei cuccioli e le prevendite, conti e disastri.
Non ne andava mai bene una, ma poi arrivava l’ora X.
Arrivavano tutti, sempre.
Forse Valterza non ha mai pensato a Stay O’ Party come ad un rivale e voi lo ringraziate quando la definisce semplicemente “famiglia”. Anche se è riduttivo.
Forse chiunque si è sentito in diritto di dare una sua opinione su Stay perché siamo stati in grado di far sentire tutti coloro che partecipavano agli eventi, parte di qualcosa, parte di quello che vivevano. Posso dire qualcosa anche io?
Guardo il video ricordo ed il 90% delle foto le ho scattate io, anche se Cristian definisce Ale la miglior fotografa, ci ho provato, non ho mai detto di essere la migliore, non in quello almeno.
Ho ricevuto 1 sms, di Elena, che mi ringraziava.
Solo lei.
Perché “senza di te non sarebbe stata la stessa cosa”.
E io ne sono convinta. Dall’alto della mia saccenza sono convinta che senza di me non fosse davvero la stessa cosa. Che una serata è bastata per capire che non sarebbe stata la stessa cosa, che non ne sarebbe valsa la pena. Dite pure che mi sbaglio.
E ora mi ritrovo con un problema, non ho la faccia tosta di pubblicare i miei pensieri, non ho nemmeno la faccia tosta di chiedere “perché? Perché cazzo è finito? Ci sono cose che non devono finire, perché? Davvero, se quello che contava era stare in famiglia, perché smettere? Che cazzo è successo? Se qualcuno voleva farmela pagare doveva continuare, farmi vedere cosa mi stavo perdendo, perché tirarsi indietro?”
Detto questo. Nonostante in tutte le famiglie ci fossero grandi problemi, nonostante ci fosse sempre qualcosa da ridire, nonostante Caretti mi vedesse sempre costantemente insoddisfatta, “perché si può sempre fare di più”, nonostante tutto… La brioches delle 6 aveva sempre lo stesso sapore. Scegliere le foto era sempre una gioia. Riguardarle a distanza di mesi di una malinconia incredibile. Perdere ogni senso, anche quello della fame, prima di ogni serata, era bello e naturale. Piangere adesso davanti a questo computer è più che giusto.
Per me Stay O’ Party non erano le serate. Per me Stay O’ Party era la bandierina sulla torta della mamma di Sorre, era la lucina di Andrea che non funzionava, Garu che fa scendere casinisti dal pullman, Gian che saltella, era un cavo che prende fuoco, era Francesco disperato mentre Nicolò voleva andare a mangiare, erano i genitori di Simo che avrebbero preferito investisse diversamente il suo tempo, erano le lacrime perché Torto voleva essere il numero 1, era Cristian sull’attenti, sempre pronto, era facebook, twitter, instagram, qualcuno che nemmeno sapeva le password di quello che gestiva, erano le differenze di 10 euro per cui qualcuno aveva il coraggio di lamentarsi, era far sparire sempre qualche locandina per attaccarla in camera, era litigare con Atomika perché anche loro volevano attaccarne nel cestino, era competizione, magari su due piani diversi, ma sempre malata competizione, pesante o divertente, erano i miei cuccioli di pr, che più disponibili non si può, erano i posti sul pullman che non mancavano mai e la pazienza di Stefania, di Samuele, erano i mucchietti che faceva Guasco per contare, aspettare, fin troppo, i video di Mucci, l’avidità, l’avarizia, la cattiveria, l’egoismo, di quel mondo. Per me Stay O’ Party ha il gusto di patatine del Burger, di Pop corn che saltano fuori dalla mia macchinetta, di micro zucchero filato, dell’acqua di Gian, sempre rigorosamente del rubinetto, di aperitivi a buffet. Per me Stay O’ Party ha il profumo di bus vuoto, di supermercati, di prevendite appena stampate, ha il colore del buio con una luce di speranza, rosso e blu di una squadra, del fuoco, di bianco sporco di un orso di peluches, ha la mia forza, ha un po’ le ali tagliate dall’antipatia, ma un cuore grande.
Per me Stay O’ Party è quell’orso che ho tenuto in testa piangendo, prima di restituirlo una sera di inizio ottobre. Lo stesso orso che doveva essere maledettamente lavato.
Per me Stay O’ Party è stata la molla, il motivo per cui ho scelto di essere quella che sono e di fare quello che faccio, di studiare quello che studio e di puntare dove punto.
Per me Stay O party è consapevolezza, quella che ho acquisito sul mondo attuale, sulle persone, su Casale, sul valore dei soldi.
Stay O’ Party è quella cosa per colpa della quale non posso più godermi una serata in discoteca senza fare i conti in tasca al barista, al buttafuori, al proprietario ed anche ai divanetti.
Per me Stay O’ Party è stato tanto.
Non ho mollato, io.
Ho scelto amici e nemici, dicono che abbia rinnegato tutto e tutti, ma non l’ho fatto, giuro, sono sempre io, con i miei errori e la mia consapevolezza, in più.
Ma Stay rimarrà nel mio cuore, come il più bello degli sforzi.
Come la più morbida delle mascotte.
Come i pop corn salati al punto giusto.
Come la foto meglio riuscita.
Come il remix sconosciuto che fa rimanere tutti di stucco. 
Come il the alla pesca invece del cocktail.
Come un sogno che inizia e si realizza, senza fine.

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