Cenote Azul, Akumal & Tulum – diario di bordo 7

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Oggi siamo nelle mani di Abraham che ha deciso di regalarci una giornata intera, più di 25 ore del suo tempo ed il suo pulmino dell’agenzia che a quanto pare è una grande scusa per definirsi occupato e godere di un po’ di sconto nelle varie attrazioni.
Prima tappa il Cenote Azul, 80$, circa 4€ per godere di questa esplosione di natura, di queste cavità nell’acqua, fuori dall’acqua, caldo, freddo, sole, pesciolini che ti mangiano le pellicine dei piedi, nel loro habitat naturale, senza bisogno d’infilarli in una vaschetta in un centro commerciale.
Mi tuffo senza timore, la bimba americana davanti a me tituba un po’ prima di prenderci fin troppo gusto e saltare decine di volte tagliando la traiettoria di tutti. Che bellini i bimbi.

Alla volta di Akumal, una spiaggia veramente da sogno, un’area protetta in cui vivono un po’ disturbate dai curiosi, le tartarughe marine. Negli anni le hanno disturbate fin troppo, tant’è che oggi obbligano i turisti che vogliono entrare nelle aree protette ad indossare un giubbotto salvavita galleggiante, in modo tale da impedire movimenti troppo invasivi e da allontanare i piedi dalla barriera corallina sottostante. Ovviamente noi siamo più furbe e non prendiamo i giubbotti, ma pedinando una guida riusciamo, quando eravamo già al punto di arrenderci, a vedere una bella tartarugona.
Tutto splendido, ma bando alle ciance, Abraham vuole andare a pranzo a Tulum, ovviamente a mangiare pesce. Peccato che una volta arrivate nel centro di Tulum, dove avevamo intenzione di fermarci per la notte, il ristorante fosse chiuso e la situazione un po’ triste. Cambiamo e andiamo in una pizzeria dove ci fideremo e mangeremo una pizza con pesce veramente, ma veramente buona, per poi spostarci sulla zona hotelera della città.
Ecco perché il centro fa cagare, perché ci sono km di spiagge ed hotel, bar, discoteche affacciati sul mare che rendono inutile uno spostamento fino al centro.
Andiamo a vedere le rovine, ma ormai era tardi e non ci fanno più scendere in spiaggia, peccato, anche perché dopo aver visto il Chichen Itza tutte le altre sembrano piccoli ammassi di sassi sgraziati.

Torniamo sulla spiaggia a goderci il tramonto e ci lasciano convincere a cambiare i nostri piani, ancora. Torniamo a Playa perché la sera ci aspetta un Coco Bongo ovviamente for free. David mi aveva parlato estremamente bene di questa discoteca, ma 60€ non li avrei spesi nemmeno per sogno, ma il trass non ha confini quindi senza neanche chiedere c’invitano direttamente e come rifiutare?

Giusto il tempo di una doccia e siamo già in coda con il nostro braccialetto al polso. A Playa (ne esiste uno anche a Cancun, che immagino sia molto più grande) è all’interno di un edificio su più piani, in mezzo una pista che ricorda molto un ring e attorno, sui 3 piani, terrazze che puntano direttamente al ring ed al palco superiore. Animazione intervallate da discoteca o discoteca intervallata da animazioni, non ho ancora capito. Da Madonna a Michael Jackson, da IT agli omini luminosi di Valterza. Acrobati ed imitatori, cover e ballerini. Diciamo che dopo un paio di ore ti rompi altamente le balle, ma non te ne puoi ovviamente andare perché dormirai da chi ti ha invitato: insomma fino alle 3 segregate al Coco Bongo. Barra libre che avrebbe fatto gola anche ad un astemio che sfruttiamo in maniera altamente analcolica. Penso di non aver mai visto Ale così in sofferenza, lei che le discoteche le odia con tutta se stessa, come biasimarla.
Usciamo in 3 e torniamo in 4, abbiamo guadagnato un’amica brasiliana che non si è ancora capito cos’abbia in comune con Abraham, ma torna a casa con noi.
Letto, finalmente.
Ora mi ricordo perché era da un po’ che non andavo a ballare.

 

 

Cenote Azul

Cenote Azul

Tartarughe di Akumal

Akumal

Tulum

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